28 ottobre 2007

IDEALISMO

Idealismo tedesco


L’idealismo tedesco è una corrente filosofica che si sviluppa a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo. La dottrina si colloca nel periodo post-kantiano dello sviluppo filosofico e i suoi maggiori rappresentanti sono Fichte, Schelling ed Hegel.


L’idealismo tedesco parte da una critica della concezione del noumeno kantiano. Secondo Kant la cosa in sé è posta come limite invalicabile della conoscenza. L’uomo non potrà mai conoscere il noumeno direttamente per mezzo dell’esperienza, ma può solo conoscerne l’esistenza. I critici di Kant hanno visto in questo punto un problema: è vero che non possiamo conoscere l’aspetto noumenico delle cose, ma è anche vero che possiamo affermare la sua esistenza.


La dottrina idealistica parte quindi da questa contraddizione per affermare che proprio perché può essere pensata, la cosa in sé non può rimanere "chiusa in sé", totalmente inconoscibile, ma rientra, una volta pensata, nelle cose conosciute. E’ da questa negazione della cosa in sé, quindi, che l’idealismo tedesco può affermare che il pensiero è l’Assoluto, ovvero il pensiero è la stessa realtà.


Se il noumeno non esiste, allora:


1.non vi sono più limiti per la conoscenza; inoltre


2.non ci sono più oggetti inconoscibili al di là della capacità del pensiero


Quindi


IL PENSIERO DIVENTA ESSO STESSO TUTTO CIO’ CHE ESISTE


Per l’idealismo il pensiero è già realtà, il pensiero contiene già la realtà di ogni cosa, perché non vi è alcuna cosa aldilà di esso.


Ecco perché il pensiero è l’Assoluto stesso, è la totalità delle cose, ciò aldilà del quale non vi è nient’altro.


L’idealismo tedesco si configura così come la forma più completa di immanentismo filosofico: se nulla esiste aldilà del pensiero come cosa a sé (il noumeno, ma anche lo stesso Dio cristiano), allora il pensiero stesso è il Tutto.


Non esiste tramite tra pensiero e realtà, il pensiero è la realtà stessa, e il pensiero si configura quindi come identità con il Tutto (che è Dio stesso, l’Assoluto, l’Infinito, l’ogni cosa; il finito dunque non esiste, tutto si risolve nell’Assoluto).



Riassumedo:


se per Kant e per tutti i filosofi pre-idealisti il pensiero era lo strumento attraverso il quale intepretare una realtà a sé (il pensiero faceva sempre riferimento a un oggetto, così che il pensiero era prodotto del soggetto e l’oggetto cosa a sé), con l’idealismo il pensiero diventa egli stesso la Realtà, in grado di prodursi e porsi da sé (l’idealismo perviene all’identità del soggetto con l’oggetto, di più, l’idealismo rende l’intera realtà soggetto).


"La coscienza, nel suo significato fondamentale, non è un fatto tra gli altri fatti, un oggetto tra gli oggetti, ma è l’unità che comprende ogni fatto, ogni oggetto, ogni evento, e rispetto al quale, dunque, non può esistere alcuna ’cosa in sé’. Questo è il carattere trascendentale della coscienza, e nell’affermazione di questo carattere consiste il principio fondamentale dell’idealismo." (E. Severino, La filosofia contemporanea).






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